Resina di un certo livello...

lunedì 23 gennaio 2012

Lenta lettura

Un tempo quando prendevo in mano un libro, come lo iniziavo lo finivo. Non d'un fiato, senza pause; ma procedevo in modo costante, con una lettura uniforme. Il libro era mio compagno, sul treno all'andata e al ritorno, prima di dormire, nelle pause. Ora invece il libro ha un altro ordine, un altro andamento: si interpone nella mia vita modificandola, o modificando il mio modo di viverla. Spesso si dice che il libro è come un amico, perché ti accompagna e ti tiene compagnia, ma vorrei vedervi con un amico sempre accanto, nella borsa, ovunque andiate, o sempre lì prima di addormentarvi. In questo momento della mia vita, il libro è un vero amico: mi aspetta placido, senza rotture di palle o scenate di gelosia, perché sa che ci sono e che tornerò. Il libro che mi aspetta, nella mia libreria in questo istante, è un libro che ogni volta che torna a far capolino nella mia mente mi regala momenti di interessante riflessione, momenti che non puoi divorare come divoreresti storielle banali, perdendone semplicemente il significato e la profondità: un libro che va assorbito poco per volta, che va fatto crescere dentro di sé, proprio come vanno fatte crescere le esperienze di vita condivise con un amico. 
Sarà un momento o sarà per sempre, non lo so, ma ho cambiato marcia alla lettura, passando da una veloce e leggera, che ti fa attraversare milioni di ambienti e paesaggi portandoti dritto alla meta, ad una marcia lenta e da crociera che ti dice dove ti trovi e ti permette di osservare bene al di là del vetro, mentre sempre e comunque alla meta ti porta.


4 commenti:

  1. Diciamo che, in linea teorica, ogni libro andrebbe letto più volte per poterne cogliere, ogni volta, sfaccettature diverse; in più, i libri dovrebbero servire proprio a stimolare riflessioni, ma non sempre è così. Direi che, in buona sostanza, ho il tuo stesso rapporto coi libri, con la differenza che per me, spesso, sono stati delle guide, più che degli amici ed oltre all'affetto che naturalmente nasce quando t'immergi in una storia o in un pensiero, si è sviluppata anche una certa "fiducia", non so se mi sono spiegato bene.

    Mi scuso per l'intrusione ed il commento, spero non siano stati sgraditi.

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  2. Intrusione? Sgraditi? Non ci sono barriere caro plasma. Anzi...torna pure presto! Comunque "amico", "guida"...il bello dei libri è questo: la possibilità che ti danno di dargli appellativi del genere, perché il senso di vicinanza e di immedesimazione (anche nelle guide della vita) che ti danno i libri...non te lo da niente altro.

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  3. Beh, sai, questa è un'arma a doppio taglio, in quanto sarebbe opportuno, nonché idealmente corretto, che la "vicinanza" fosse un qualcosa che si riesce a provare quando si intrattiene un rapporto con un altro essere umano. Ho come la sensazione, ma forse è del tutto infondata (qualcosa mi dice di no), che spesso ci si rifugi nei libri per trovare risposte che il mondo che ci circonda non sa darci. Penso che alcune persone, me in primis, spesso scelgano i libri per trovare quella confidenza (la compagnia è un concetto orribile) che non trovano nelle loro relazioni interpersonali.
    Argomento abbastanza complesso, direi...

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  4. Vicinanza...con personaggi che in realtà sono stereotipi o archetipi. Alla fine la vicinanza si sente anche con lo scrittore stesso, anche nel caso di guide (che si tratti di manuali o anche saggi). Penso che sia tutto dovuto alla lentezza. La vita è veloce, quando si parla, quando si spiega e quando si apprende. Tutto scorre velocemente e non si fa in tempo ad afferrare le sfumature, non si fa in tempo ad immergercisi. Invece quando si legge, siamo noi a governare il tempo...e la lentezza ci permette così di cogliere le sfaccettature di cui parlavi...

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