Resina di un certo livello...

venerdì 25 novembre 2011

Effetto fifty-fifty

Al di là del fatto che da ragazzino consideravo l'espressione "facciamo fifty-fifty " l'equivalente del "facciamo fiky fiky" (imbarazzante misunderstanding) oggi, ben conscio del suo significato, mi trovo sempre un po' a disagio difronte a situazioni a doppia uscita. Sarà un po' l'effetto della psicologia del "vaso cinese di Dostoevskij", non so, ma quando ho l'opportunità di affrontare le situazione al 50% delle probabilità...inesorabilmente fallisco. Le cose son due: o esiste un meccanismo quantistico che fa si che le probabilità del 50% di riuscita in un qualsiasi compito sia più difficile di quelle al 10, o al 20%, oppure c'è che quando mi sento in bilico, senza spinta a favore o contro,  inevitabilmente fallisco. Quando una prova è facile, e lo sai, sei sicuro di riuscire, perché la difficoltà intrinseca della prova stessa ti porta alla riuscita; quando sai che invece hai poche probabilità di riuscita allora diventa qualcosa di personale, tu contro di lui e così sfidi infondo anche te stesso, il tuo limite alla prova e, se non dovessi riuscire, sei quasi quasi giustificato. Ma quando non ti viene, implicitamente, detto né l'una né l'altra cosa, allora rimani solo tu...è lì che fallisco.

giovedì 3 novembre 2011

L'ordine del piano inclinato

Da sempre ricordo una certa attenzione all'ordine. Non da parte mia, sia chiaro, ma da chi mi circonda. Non so perché, forse sarà sfortuna, ma molte delle persone che hanno attraversato la mia vita, seppur di passaggio, avevano un qualche rapporto amoroso con l'ordine. Ho visto imbustare i propri abiti, con cura, uno ad uno, senza soffrire la ripetitività delle azioni necessarie per vestirsi; ho visto vivere nel disordine salvo poi dettarsi regole, autoregolanti, che portavano a sistemare solo alcuni oggetti in mezzo al caos. Ho visto il finto disordine nel quale i mucchi di cose  erano ben gestiti e, soprattutto, ai quali non potevi mettere mano, altrimenti avresti fatto...disordine. Sono arrivato persino all'alcol passato sulle superfici e alla maniacalità del centimetro. Ma al di là di tutto questo, al di là di ogni forma d'ordine sana o insana che fosse, mi son sempre trovato a gestire il mio disordine come qualcosa di perennemente sbagliato, come un sistema buggato che seppur sistemato tende poi sempre in un'unica direzione. Almeno fino a quando qualcuno non vi avesse rimesso mano per sistemarlo, inconsapevole della riuscita momentanea del suo intervento. Ecco il mio disordine è sempre stato l'effetto d'inerzia che si ha su di un piano inclinato, un effetto di disturbo alle quali le persone cercano di opporsi. 
Sarà stata sfortuna, non so, o sarà che il mio disordine è il riflesso d'un ordine tutto mio, mentale, fatto sta che io non ho mai voluto interferire con l'ordine altrui, è l'ordine altrui che interferisce con il mio piano inclinato.