Resina di un certo livello...

mercoledì 20 aprile 2011

Defying gravity

Se ne avete l'opportunità (e l'avete perché avete internet) dovreste vedervi la serie televisiva "Defying gravity". Si tratta di una decina di episodi (13 per l'esattezza) ambientata in un futuro non solo plausibilmente futurabile, ma anche abbastanza vicino, il 2052. La serie è partita male per finire malissimo: alla messa in onda del suo pilot è stata definità da uno degli autori (stesso produttore magari?) il Gray's anatomy dello spazio. E' stata  cancellata perché nessuno se la filava. Si sono dati da soli una zappa sui piedi non grande, enorme: erano puttanate il fatto che la serie trattasse gli stessi temi nello stesso modo, cosicché chi, sentendo una notizia del genere, affascinato dalle soap opera si è avvicinato alla serie, l'ha abbandonata immediatamente mentre, a chi non frega nulla di cose del genere, non l'ha neppure presa in considerazione. Ora, non so molto bene se in realtà Gray's anatomy racchiuda al di là delle vicissitudini sentimentali un nocciolo filosofico e sociale ma, cazzo, Defying gravity è una delle serie più filosofiche che abbia mai avuto il piacere di seguire. Ogni puntata al di là dell'avanzamento della trama, si basa sempre su un concetto astratto, rendendolo il più possibile vicino al quotidiano, e si fonda sull'analisi di un aspetto della natura umana. La storia è abbastanza semplice: un gruppo di astronauti deve fare un tour del sistema solare per dei motivi che non voglio anticipare. Una puntata in particolare mi è rimasta in testa: il concept era basato sulla natura colletiva dell'essere umano, sul fatto che volenti o, sopratutto, nolenti abbiamo e sempre avremo bisogno dell'altro. E questo a causa della nostra stessa natura umana. Sembra banale il concetto, ma non so fino a che punto possa esserlo. Sentendo qualcosa del genere può essere semplice pensare "si ok abbiamo bisogno dell'altro per i bisogni, per le necessità ecc ecc" ma da qui dista molto il passo successivo, ovvero quello di accettare il concetto di una nostra intrinseca dipendenza. Siamo dipendenti quando nasciamo, siamo dipendenti quando invecchiamo, siamo dipendenti per gran parte della nostra vita, nella soddisfazione di bisogni essenziali, ma risulta difficile pensare di esserlo, in modo ancor più importante per la nostra vita intellettiva. Rilancio: siamo dipendenti anche nella salute intellettiva e in quella emotiva. Siamo dipendenti anche solo per la vista di un altro come noi, anche solo per il suo saluto. Questo è il nucleo del discorso , rendersi conto di non essere soli neppure di fronte ai propri pensieri perché anche quelli avranno sempre come base l'altro. Capirlo, farlo proprio, è questo il nucleo del discorso. E, nella puntata, te lo spiegano benissimo. 
La serie non ha neppure un finale. Enjoy

3 commenti:

  1. Sembra roba bella. Da cercare.
    E poi, i finali aperti, hanno sempre il loro fascino. :D

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  2. Eh ma qui più che finali aperti abbiamo una vera e propria voragine... Mi ha fatto pensare molto la sorte di questo telefilm: forse oltre alle scelte sbagliate di marketing e di pubblicità c'è di mezzo anche la poca tolleranza verso i concept un po' complessi. Che poi capiamoci, le storie d'amore ci sono, ma io le ho percepite molto come una delle tante sfaccettature dell'esperienza umana, anzi come filo conduttore. Comunque io l'ho trovato in lingua originale, con i sottotitoli. se hai bisogno di indicazioni chiedi pure minkia.

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  3. Ho capito... vorrà dire che mi gusterò il gustabile! :D

    Ti ringrazio per l'aiuto, ma sono riuscito a recuperarlo!

    Ora non resta che vederselo! :D

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