Resina di un certo livello...

venerdì 15 aprile 2011

Alternative n.2

Immaginiamo che ogni cosa abbia una propria esistenza, un piano sul quale esistere. E' ampiamente accettato oggi che l'esperienza vissuta da ognuno di noi sia unica, ineguagliabile. Ognuno di noi quindi, in quanto sistemi biologici unici, possiede un'unica e propria esperienza d'una scena, d'un profumo, d'un fiore; ognuno di noi ha la propria realtà che in nessun modo potrà essere equiparabile a quella di qualcun altro (ma solo simile e, in questo modo, condivisibile). Secondo questo principio ogni individuo crea la propria realtà, il proprio mondo, la propria fenomenologia. Allora pensiamo appunto che ogni cosa abbia la propria esistenza; proprio come il mondo delle esperienze di noi esseri umani non possiede un'unica realtà, ma ha bisogno di tante realtà quanti spettatori vi partecipano (senza pensare ad eventuali fenomeni additivi di natura sociale), sarebbe possibile che ogni realtà soggettiva sia, sul proprio piano di realtà, una realtà oggettiva? Voglio dire: il mio vissuto, la mia realtà soggettiva, non essendo in alcun modo esplorabile oggettivamente (quindi da molti) potrebbe essere per se stessa, e solo per se stessa, una realtà oggettiva? Quando pensiamo al mondo oggettivo, quello che prescinde dalle esperienze e quindi dalle interpretazioni e dai punti di vista, pensiamo ad un mondo determinato e regolato da regole congrue (almeno secondo il nostro attuale modo di vedere le cose) tra di loro. Ma quello a cui ci riferiamo, parlando del mondo oggettivo, è il piano di realtà che conosciamo tutti, globalmente, e che differisce come detto solo in base alle interpretazioni e alle caratteristiche individuali: insomma ci riferiamo ad un piano di realtà con caratteristiche specifiche che ci è permesso di condividere. E se ci fossero molti piani di realtà (non dimensioni come suppone la teoria del "multiverso" ma vere e proprie realtà, con tutte le dimensioni del caso, coesistenti)? Se la realtà che riteniamo l'unica vera e possibile fosse solo quella a noi manifesta in quanto condivisibile con le nostre esperienze, mentre coesistono con essa infinite realtà che non sperimentiamo, o che magari pur sperimentandole non le consideriamo plausibili, o non le consideriamo vere e proprie realtà? Tornando a fare l'esempio delle nostre esperienze: noi consideriamo la nostra attività mentale, dai sogni ai pensieri, una nostra caratteristica alla quale possiamo avere accesso solo noi e che al di là della nostra persona non possiede alcun valore, se non nel momento in cui si manifesta in comportamente e quindi diviene condivisibile sul piano di realtà oggettiva. E se invece l'intera nostra attività mentale fosse un piano di realtà? Se si trattasse di una realtà governata da regole proprie, da confini e caratteristiche proprie come la realtà che noi definiamo vera? Se fosse vera in tutto e per tutto? Se il pensiero stesso fosse vero in tutto e per tutto attraverso una "materia" della quale non possiamo avere esperienza se non...attraverso il pensiero stesso? Infondo la materia che noi conosciamo è una sostanza accessibile in un determinato modo ai nostri sensi: se i pensieri fossero fatti di una materia semplicemente non accessibile ai nostri sensi, ma solo alla nostra stessa attività mentale? A questo punto potremmo chiederci la stessa cosa...che so...della matematica. Una disciplina che nasce dalla logica, fine a se stessa, magari potrebbe costituire una realtà fine a se stessa, se non quando ne usufruiamo attraverso il ragionamento... Probabilmente difficilmente scopriremo se tutti i nostri pensieri costituiscono un piano di realtà proprio, invece di essere solo il prodotto del nostro cervello, e difficilmente qualora lo fossero intaccherebbero con questa nozione il nostro modo di vivere, ma in un Alternative ce lo si può chiedere. 

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