Resina di un certo livello...

domenica 22 maggio 2011

Alternative n.3



Vita aliena...vediamo si, vita aliena: e.t., alien, grigi e roba varia. Quando pensiamo allo spazio una delle prime cose che ci viene in mente è senza ombra di dubbio (giustamente aggiungerei) la vita extraterrestre e la fatidica domanda: siamo soli nell'universo? In realtà a questa domanda una risposta l'abbiamo già data ed è "no, non siamo soli", ma ciò a cui ci riferiamo sono batteri e poco più. Se invece parliamo di vita intelligente (almeno quanto noi, quindi molto poco) la questione si complica, e come tutte le cose complicate genera molta fatasia. Ed ecco allora venire alla ribalta ometti grigi e col capoccione, esseri sbavanti e cattivi e così via. Quello che però dovremmo probabilmente chiederci è se nel momento esistesse davvero questa forma di vita intelligente (e mi sembra indubbio che vi sia visto che nell'universo ci sono 100 miliardi di galassie ed ogni galassia ha miliardi di pianeti...),"come" sarebbe intelligente? Eh si, perché noi siamo intelligenti in un modo (per lo meno alcuni di noi), abbiamo un funzionamento specifico che poi noi riteniamo naturale e scontato, ma non è detto che anche qualsiasi altra forma aliena funzioni nello stesso nostro modo. E proprio questo sarebbe probabilmente il primo problema che dovremmo affrontare in uno scambio con tali esseri X. Prima di tutto bisognerebbe capire se possiedono una coscienza e che tipo di coscienza: noi abbiamo una coscienza (nel senso di autoconsapevolezza dell'essere) individuale e inscindibile, loro ne hanno una? Sono coscienti di essere? Ponendo di si, a meno che non si tratti di grossi batterioni, ci sarebbe da stabilire di che tipo di coscienza si tratta:individuale anch'essa o collettiva? Ma al di là della coscienza, argomento al momento complesso e scottante anche per noi esseri umani, sarebbe cruciale capire a grandi linee il funzionamento del loro sistema cognitivo. Eh beh anche perché prima di chiedergli come è andato il viaggio sarebbe opportuno capire se possiedono la capacità di astrazione per formulare il concetto del viaggio stesso e se lo intendono allo stesso nostro modo, e se possiedono anche un linguaggio in grado di formulare parole direttamente riferibili a cose o ad astrazioni, proprio come il nostro. Vorrei vedere come faremmo se i nostri “ospiti” comunicassero unicamente attraverso versi riferibili a stati d'animo specie-specifici, quindi imponderabili per noi... Ultima, ma non meno importante, sarebbe la struttura del pensiero. Il nostro pensiero si fonda sui processi logici (non la logica formale però!) e da ciò ne derivano tutti i conseguenti ragionamenti e le azioni. Ma se i processi di pensiero dei nostri visitatori non si basassero sulle medesime strutture, faremmo una fatica enorme a seguirne e comprendere i ragionamenti (sempre ammesso di superare lo scoglio linguistico), ci apparirebbero come talmente intelligenti da risultare criptici, oppure estremamente stupidi. Tutto questo naturalmente senza contare quei processi cognitivi “secondari” per importanza in uno scambio culturale extramondo come, che so, la percezione e la memoria.


Penso che il secondo desiderio di ogni scienziato, subito di seguito a quello di comprendere in toto la natura (e il funzionamento) umana, sia proprio quello di conoscere (anche solo di sfuggita) un'altra forma di vita intelligente oltre noi, una forma di vita a noi fratella con la quale condividere la sensazione e le riflessioni che nascono dall'essere vivi, ma ho il sospetto che potrebbe essere ben più difficile di quanto ci aspettiamo stringere la mano ad un nostro “dissimile”. Insomma, al di là di Hollywood, potrebbe essere molto complesso visitare strani, nuovi mondo...

venerdì 20 maggio 2011

Questione di sonorità

Da poco è uscito questo


e leggendo il nome di un gruppo sconosciuto mi sono incuriosito. Poi ho visto le facce, mi sono documentato e  ho capito. Insomma, ho capito che era successo quello che mi aspettavo che succedesse già da diversi anni. Beh peccato si, ma chi se ne importa, in fondo. La magia era già finita tanto tempo fa. Però ascoltando bene ho trovato qualcosa che negli ultimi album non ho trovato: la sonorità dei bei vecchi tempi. Intendiamoci, non ho trovato la brillante ed energica intensità con la quale mi sollazzavo in ogni brano, ma solo una scialba versione della sonorità che li ha resi grandiosi. Quasi un piccolo richiamo al passato, quasi uno sforzo a voler essere (da parte dei Beady eye) quello che sono stati negli anni '90 (gli Oasis), senza riuscirci naturalmente. La cosa triste è che invece di continuare un percorso, mi sembra quasi che siano tornati sui loro passi...Però anche un album del genere serve a qualcosa, infatti penso che a breve tirerò di nuovo fuori il mio vecchio cd di Be here now (et similia), masterizzato eoni fa dal mio amico di sempre, con il masterizzatore che il padre aveva a lavoro (eh si perché era raro avere un masterizzatore a casa in quegli anni).
Ma a proposito di sonorità, mi sembra incredibile trovare qualcosa di nuovo e allo stesso tempo di sintesi di tante cose come questo


     

un mix geniale di jazz, blues, rock, Tom Waits e pure Paolo Conte. E io che mi aspettavo un album anonimo o "tecnico" al di là della sua "Follia d'amore", e invece mi sono ritrovato con un piccola perla. Sembra quasi uno smacco ai Beady eye, sembra quasi voler insinuare che la storia musicale non va presa di sana pianta, ma rimaneggiata. Basta con la malinconia.
Insomma è una questione di sonorità, tra il vecchio, l'antico, il nuovo e il nuovissimo...

domenica 8 maggio 2011

Vittorie mesencefaliche

Diciamolo francamente: ha vinto lui. Dopo una battaglia lunga milioni di anni ed una situazione addirittura quasi scontata, ha ribaltato il risultato, e sembra quasi sul punto di vincere la partita! Diciamo che dopo un processo evolutivo lungo parecchi anni, durante il quale il nostro amico cervello ha sviluppato  quella specie di protuberanza che è il lobo frontale e la corteccia cerebrale, tutto per l'obbiettivo di avere un essere senziente, riflessivo e imprevedibile...noi che facciamo? Noi sputiamo su tutto questo lavoraccio e facciamo un bel passo indietro. Eh già. Ho sempre più il sospetto che sia in atto una moria di "cervelli evoluti", un'estinzione di massa di tutti quegli individui che affrontano le situazioni, le condizioni sociali e addirittura i propri istinti con il loro fiammante obo frontale, a favore di quelli che lo fanno con quel vecchietto del mesencefalo. Voglio dire: abbiamo sudato camicie su camicie per avere un sistema che permettesse ragionamenti basati su logica, capacità di inibizione e regolazione emotiva, e noi ce ne andiamo a spasso con il mesencefalo. Scherzi a parte, non me ne vogliano amici puristi di soluzioni oggettive estreme, fondate su presupposti inconsci e indimostrabili, che tentano con giustificazioni d'ogni sorta di salvare l'immagine dell'uomo medio. Non me ne vogliano, ma non ci credo più. Non credo più che vi sia una motivazione per ogni azione, al massimo posso pensare che vi sia un'azione per ogni motivazione, che vi sia cioè la capacità di appiccicare una qual specie di motivazione ad ogni azione svolta sulla base di spinte istintuali o similia. E se ci pensiamo bene è tutto lì: anche le basi sociali odierne fondano le basi su questi principi, muovendo mode, politiche e stili di vita sempre attraverso l'uso accurato degli istinti e delle necessità più basilari. Ed è lì che entra in azione la capacità di appiccicare una falsa motivazione ad'una azione. Allora l'accoppiamento viene giustificato con infatuazione o l'amore, gusti e capricci come bisogni e addirittura funzionamenti di pensiero basilari e arcaici come pregiudizi e paure vengono spacciate per ideologie politiche. Siamo in quel momento in cui rifiutiamo il complesso, il completo ed accettiamo il facile, lo scontato; un momento in cui non vale più il ragionamento, l'elaborazione (anche emotiva), ma valgono i bisogni di base. Perde il cervello evoluto, perde il lobo frontale. Vince il cervello rettiliano.