Resina di un certo livello...

giovedì 25 ottobre 2012

Golgi non ha voluto guardare


Per chi non lo sapesse in tutti i manuali di fisiologia spicca il nome di Golgi, come colui che inventò il metodo capace di farci osservare per la prima volta i neuroni. Quello che non tutti sanno (me compreso fino a tre giorni fa) è che una volta scoperto per caso (anzi per sbaglio, la sostanza gli cadde accidentalmente) non volle guardare. Si, non volle vedere perché sosteneva che i neuroni erano l'uno attaccato all'altro (mentre invece sono gli uni separati dagli altri, e comunicano attraverso processi elettrochimici). Cajal, giovane ed entusiasta cercò di coinvolgerlo, ma lui nulla. La domanda ora non è  "Golgi era davvero così stronzo e ottuso?" ma piuttosto "era davvero necessario che fosse così per giungere dove poi effettivamente è giunto?". E la risposta,ahimè, è purtroppo si. Era necessario perché la scienza è un metodo il quale si discosta in tutto o quasi dal funzionamento prettamente umano, è un rigore che si contrappone alla (fallibile) flessibilità dell' uomo. Il suo essere ottuso probabilmente derivava dalla sua ostinata ricerca di qualcosa, di un obbiettivo o meglio ancora dalla voglia di confermare un'ipotesi, in questo caso quella della rete continua dei neuroni,talmente forte in questo caso da non farlo retrocedere neppure davanti all'evidenza. Ma la domanda da porsi subito dopo è "è sufficiente un Golgi e il suo modo d'essere?" e la riposta in questo caso è no. No, perché mentre un Golgi prepara con fatica un metodo è necessario che vicino vi sia un Cajal, entusiasta, giovane (di idee) e che sia in grado di rompere i rigidi legami che noi stessi ci creiamo e che ci sono fondamentali per il raggiungimento della prossimità del traguardo. Si, perché il rigido metodo ci porta molto vicino al traguardo, ma poi ci vuole un salto, una rottura, per poter guardare qualcosa che spesso si discosta dalla nostra realtà, qualcosa di non intuitivo. Potremmo quasi dire che nella scienza è necessario che vi sia per ogni "normale", per ogni "rigido" un "folle". 
Anzi, per ogni cieco un vedente.


martedì 9 ottobre 2012

...all my troubles seemed so far away.

È il senso del ricordo quello che alla fine ci trascina in avanti. Non il ricordo stesso, ma la sensazione che certe cose siano trascorse via, andate, svanendo dolcemente. E allora la fumosa immagine diventa uno "ieri" che puoi accarezzare come fosse una parte di te, una parte della tua persona, anche se poi include amici andati via, o luoghi che forse non rivedrai mai. Ma ciò che mai dissiperà quella nebbia è l'eventuale ritorno, è il ricercare per rivivere, che snatura e ribadisce senza farci capire e lasciandoci attoniti davanti ad un "presente" che non può in nessun caso essere come un  "passato". E oscilliamo allora tra le più belle immagini delle memorie e la scoperta d'un continente sempre nuovo del quale andare alla ricerca. Un continente sempre diverso da quello già scoperto ieri. Per fortuna. 

giovedì 4 ottobre 2012

Siamo noi


Siamo noi, inutile non dirlo. 
Noi siamo quelli che guardano, neanche fossero guardoni , neanche gli piacesse per davvero. 
Noi siamo quelli che pure a trent'anni vengono chiamati ragazzi, da uomini che a trent'anni erano chiamati uomini con famiglia al seguito.. 
Noi siamo quelli che studiano perché senza lo studio resti ignorante, ma che lo studio al giorno d'oggi non è quello più quello di una volta, che comunque era poco e nulla. 
Noi siamo quelli che pur non mangiando, non potendo lavorare, non divertendosi e non possedendo assolutamente nulla si devono sentir dire che non vogliono fare sacrifici. 
Siamo noi quelli che se davvero vuoi lavorare il lavoro c'è, non viene retribuito ma c'è e vedi di non lamentarti.. Perché se poi ti lamenti... Lo vedi che non vuoi fare sacrifici!? 
Noi siamo quelli che si possono dimenticare il miglioramento sociale perché tutta la società alta è già stata presa, Arrivederci e grazie. I brizzolati salutano.
Siamo noi quei poveri sfigati che in realtà non esistono e che probabilmente non esisteranno, se non con qualche genere di rivoluzione culturale. 
Noi siamo questi, che fanno del tempo che passa la loro costante di vita, pur avendo i numeri. 
Pur avendo la voglia.