Resina di un certo livello...

giovedì 17 gennaio 2013

Fringe - L'umanità tutta

Tre anni fa, mentre surfavo tra i vari siti internet, mi sono imbattuto in una nuova serie tv: "Fringe". E' un termine che significa "margine", "confine" e il serial racconta appunto della scienza di confine. Si, perché la scienza non è soltanto un mero calcolo statistico, non è solo l'interpretazione di un evento naturale, ma è anche sperimentazione e, spesso, quando c'è sperimentazione (magari anche più teorica che pratica) ci si avvicina al confine di cui sopra. La "Fringe Science" pone il metodo scientifico ad eventi difficilmente interpretabili o a teorie lontane dal mondo fenomenologico, il quale possiamo sperimentare quotidianamente. Per fare un esempio, quando vennero per la prima volta teorizzati i "buchi neri", quindi sulla base della sola speculazione, in quel momento quel fenomeno poteva essere considerato "fringe". Poi gli anni e l'evoluzione degli strumenti hanno accreditato tale ipotesi avvicinandola ad una concezione più scientificamente "umana". Ecco, il primo presupposto del serial è appunto quello di trattare la scienza, nella sua forma più estrema, più concettualmente lontana dai canoni classici e, ovviamente, in una cornice del tutto romanzata. Ma se si fermasse lì non andrebbe oltre ad un semplice, per quanto godibilissimo, sci-fi come altri. Un altro presupposto, ancor più radicato nelle radici narrative, è quello di voler raccontare l'essere umano sia in relazione a questi eventi che non. Alla base di ogni storia singola, e della storia generale, ci sono infatti la reazione e la relazione umana, che tentano di trovare una spiegazione a loro stessi magari confrontandosi con le proprie, possibili, alternative. Ogni uomo sulla terra si chiede cosa sarebbe diventato se si fosse comportato diversamente in uno specifico momento e in uno specifico luogo e qui, gli autori, non raccontano solo questo, ma raccontano anche l'analisi e la consapevolezza che attenderebbe ciascuno una volta compreso che ad ogni azione corrisponde un effetto anche nelle relazioni, anche nei processi di pensiero, proprio come nelle leggi fisiche dell'universo. Ecco dunque, Fringe è l'essere umano che, immerso in un pasticcio di eventi strambi e quasi impossibili dislocati dagli anni '80 fino al futuro, cerca  di accettare le proprie azioni, anche quando esse sembrano inaccettabili, impossibili anche più di quei eventi lì, anche quando portano a rifiutare la natura di se stessi. E in tutto questo, nell'analisi di se stessi e nel tentativo dell'accettazione dei propri errori, non può che rientrare la diatriba massima che governa il mondo: cervello o cuore? Intelligenza o sentimenti? E in questa vera e propria guerra, a sua volta, non può che emergere l'idea che l'unica soluzione possibile sia soltanto una: scegliere entrambi.
Questo è Fringe e forse molto altro ancora. Domani notte, in America, sarà trasmessa l'ultima puntata e si chiuderà il racconto forse più ardito e forse uno dei più introspettivi, degli ultimi anni. Non sono bastate cinque stagioni a raccontare per bene ogni aspetto della scacchiera, ma bisogna dire che per raccontare l'umanità tutta, intrisa di scienza, passione, sentimenti e rimorsi non ne sarebbero forse bastate altre cento. Ma rimarrà comunque il ricordo di una storia di un uomo e di tutta la sua umanità posta al margine estremo della scienza, al margine estremo della vita.
Fringe life.

5 commenti:

  1. Ultima puntata? Questa è un'ottima notizia! :D
    (io sono ancora fermo alla quarta, apposta perché aspettavo la conclusione della quinta!)

    BRIVIDI!!!

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  2. Sei fermo alla quarta stagione? Che puntata precisamente?

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    1. La quarta l'ho vista tutta. Un paio di WTF di troppo, ma godibile. Mi fece impazzire la puntata sul futuro; spero proprio che la quinta riprenda quel filone!

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  3. Bellissima analisi, che condivido in toto.

    Personalmente ho amato, sto amando e amerò per sempre questa serie, capace di raccontare le introspezioni dell'animo umano come poche altre serie al mondo.
    Una fantascienza pulita, a tratti anche un po' vecchio stile, ma ben confezionata e con un occhio sempre rivolto non tanto al fenomeno scientifico di turno, quanto piuttosto all'uomo, che è sempre artefice, vittima e carnefice del mondo che lo circonda, anche e soprattutto in materia di progresso ed evoluzione.

    Ps: Sono Jappy29 di Itasa!

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  4. Ciao e grazie per il commento! Hai detto bene: l'uomo è artefice, vittima e carnefice del mondo che lo circonda, soprattutto quello scientifico e tecnologico. Ma ti dirò di più, penso che qui l'uomo si specchi in quello che produce e che fa, e in quel momento si riconosce una volta come vittima, una volta come artefice e una volta come carnefice. Questo ho adorato di questa meravigliosa serie, la possibilità di esplorare a fondo l'uomo singolo, intelligente, superbo e in grado di compiere atroci errori i quali lo portano nella direzione opposta, ma anche l'umanità in generale e il suo senso etico, il suo senso scientifico, le sue paure e le sue reazioni.
    Per quanto riguarda poi il tipo di fantascienza, anche lì sono d'accordo, è di vecchio stile (basta pensare ad alcuni casi che ricalcano addirittura le storie della metà del secolo scorso) attingendo nella sua formula iniziale anche un po' ad X-files, altra serie che mi fece impazzire. Ma tutto questo solo in superficie, perché poi c'è l'arguzia di attingere alle teorie scientifiche più recenti per andare a costruire un plot davvero ardito, innovativo e coraggioso, a volte anche troppo ;)
    Mi auguro che possa restare negli annali della fantascienza, perché lo merita, e che si possa un giorno guardare a questa serie sopra a tutte per poter comprendere come l'audience, e quindi i fondi, possa tagliare le gambe all'innovazione e al progresso di autori davvero meritevoli.

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