Resina di un certo livello...

venerdì 1 luglio 2011

Universi olografici - Parte II - Cervello

Il cervello è un organo estremamente ardito nel suo funzionamento, lo si sa, e la comprensione di ogni sua funzione sembra essere un rebus. Nei primi anni del '900 il neurochirurgo W. Penfield fece una scoperta fantastica: la stimolazione, tramite elettrodo, sulla superficie cerebrale dei lobi temporali produce nel paziente (è possibile fare operazioni cerebrali con paziente sveglio perché l'encefalo non ha recettori del dolore) flash di ricordi vividissimi. Quindi: io stimolo un punto e tu ricordi! Perfetto! Penfield ha scoperto che la memoria si localizza in punti specifici. Invece no. Cosa succede infatti quando, per varie ragioni, si asportano ampie parti di cervello? Si perde parte dei ricordi risponderebbe il prode Penfield...e invece no. Con Lashley e Pribram siamo giunti alla conclusione che i ricordi non possono avere una locazione specifica, nonostante lo strabiliante esperimento dell'elettrodo condotto da Penfield. Estese ablazioni cerebrali possono addirittura non risultare in perdite amnesiche! Da qui Karl Pribram (nella foto qui sotto) ha sviluppato una teoria a dir poco strabiliante, 
No, non porta i regali il 25 Dicembre


quella del "Cervello Olografico". Prendendo spunto dal funzionamento dell'Ologramma, secondo il Dott. Pribram il Cervello non funzionerebbe immagazzinando l'informazione in specifici punti, come la logica suggerirebbe e come ha suggerito al Dott. Penfield, ma attraverso una distribuzione massiva dell'informazione, una distribuzione ricorsiva. Ricordate i cerchi sulla piastra olografica? Ebbene un ricordo potrebbe essere immagazzinato in questa maniera, per estese porzioni cerebrali, in sovrapposizione con altri schemi di immagazzinamento di altri ricordi. Il vantaggio evolutivo appare evidente: una lesione focale (concentrata in uno specifico punto) non risulterebbe in una perdita del ricordo, e quindi permetterebbe un vantaggio evoluto. E infatti vi ricordate cosa è successo quando in un atto di sadica gioia abbiamo rotto in due pezzi la piastra al povero proprietario? Esattamente quello che succederebbe al cervello del paziente del Dott. Penfield se asportassimo esattamente l'area che, una volta stimolata, ha prodotto il ricordo: nulla. La piastra ha continuato a riprodurre l'immagine proprio come il paziente continuerebbe ad avere il medesimo ricordo. Vi ripeto la domanda: tutta questa storia non vi ricorda dell'altro? 

Nessun commento:

Posta un commento