Resina di un certo livello...

giovedì 8 marzo 2012

Gene spirit

Bene, dopo il video di qualche post fa, ovvero "Polemica, con R. Dawkins", nel quale ci si può fare un'idea su ciò che pensa lo scienziato della religione, è magari bene parlare di ciò che pensa in relazione all'evoluzione. Vogliamo farla breve? Ok: per Dawkins l'evoluzione è la preservazione e la propagazione del dna. Senza se e senza ma. Mentre si è sempre ritenuto che il processo conservativo che ci ha condotti fino a questo punto fosse relativo alla conservazione dell'individuo e della sua comunità, con la sua teoria viene a formarsi una grande rottura in tal senso. Si perché secondo Mr Dawkins quello che conta davvero non è la persona ma il suo materiale genetico, ed ecco allora che ogni aspetto della nostra vita, ogni gesto quotidiano, sarebbe indirizzato unicamente alla propagazione del suo dna. Ora, sicuramente, appare come un punto di vista decisamente estremista e che può "soffocare" il punto di vista di una vita (quella umana) articolata tra le sensazioni e, soprattutto, tra le emozioni. La nostra civiltà utilizza queste (le sensazioni e le emozioni) in un modo un po' differente rispetto agli altri animali: l'uomo infatti tende a razionalizzarle (vuoi anche per la complicità delle strutture prefrontali) e, se ci pensiamo bene, a porre alla base della propria civiltà questa stessa opera di razionalizzazione. La nostra civiltà (le varie culture umane si differenziano tra le altre cose anche per il modo in cui compiono tale processo) pone alla sua base la capacità di frenare ed elaborare istinti, emozioni, sensazioni e così via. Questo stesso fatto potrebbe entrare in conflitto con l'idea che l'evoluzione riguardi il dna e non l'uomo di per sé, se non si considera il fatto che le stesse esperienze mentali che ci caratterizzano possono essere uno dei tanti mezzi che il processo evolutivo possiede per andare avanti. Sappiamo infatti il ruolo fondamentale che le strutture limbiche (quelle adibite all'aspetto emotivo) possiedono per la salvaguardia dell'individuo (ovviamente anche animale...) come anche all'integrazione nella propria comunità... E per quale motivo dunque le strutture frontali non dovrebbero avere il medesimo ruolo in tal senso? Perché non dovremmo guardare alla nostra specificità come uno dei tanti meccanismi sorti in natura per la proprio preservazione? Se guardassimo in tal senso forse allora si potrebbe accettare maggiormente anche l'idea che non siamo noi a preservarci, ma ciò che ci caratterizza alla base... Altruismo, egoismo, prosocialità, amore, odio, empatia, sarebbero tutti meccanismi atti alla preservazione e alla propagazione del proprio materiale genetico.
Fastidiosa come visione, vero?



1 commento:

  1. Forse ci vuole un po' d'umiltà, tra le altre cose, per non farsi infastidire. M.

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