Resina di un certo livello...

venerdì 20 maggio 2011

Questione di sonorità

Da poco è uscito questo


e leggendo il nome di un gruppo sconosciuto mi sono incuriosito. Poi ho visto le facce, mi sono documentato e  ho capito. Insomma, ho capito che era successo quello che mi aspettavo che succedesse già da diversi anni. Beh peccato si, ma chi se ne importa, in fondo. La magia era già finita tanto tempo fa. Però ascoltando bene ho trovato qualcosa che negli ultimi album non ho trovato: la sonorità dei bei vecchi tempi. Intendiamoci, non ho trovato la brillante ed energica intensità con la quale mi sollazzavo in ogni brano, ma solo una scialba versione della sonorità che li ha resi grandiosi. Quasi un piccolo richiamo al passato, quasi uno sforzo a voler essere (da parte dei Beady eye) quello che sono stati negli anni '90 (gli Oasis), senza riuscirci naturalmente. La cosa triste è che invece di continuare un percorso, mi sembra quasi che siano tornati sui loro passi...Però anche un album del genere serve a qualcosa, infatti penso che a breve tirerò di nuovo fuori il mio vecchio cd di Be here now (et similia), masterizzato eoni fa dal mio amico di sempre, con il masterizzatore che il padre aveva a lavoro (eh si perché era raro avere un masterizzatore a casa in quegli anni).
Ma a proposito di sonorità, mi sembra incredibile trovare qualcosa di nuovo e allo stesso tempo di sintesi di tante cose come questo


     

un mix geniale di jazz, blues, rock, Tom Waits e pure Paolo Conte. E io che mi aspettavo un album anonimo o "tecnico" al di là della sua "Follia d'amore", e invece mi sono ritrovato con un piccola perla. Sembra quasi uno smacco ai Beady eye, sembra quasi voler insinuare che la storia musicale non va presa di sana pianta, ma rimaneggiata. Basta con la malinconia.
Insomma è una questione di sonorità, tra il vecchio, l'antico, il nuovo e il nuovissimo...

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